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Percorsi di vita...Conosci te stesso

Emozioni, emotività, intelligenza emotiva, auto-consapevolezza… parole chiave che vogliono farsi spazio nella nostra vita sempre troppo frenetica e veloce, dove tutto gira intorno ai nostri smathphone e alla tecnologia.  Quasi non si volesse vedere che noi siamo anche emozione e sentimenti veri e sinceri, non virtuali e apparenti.

Trascorriamo la giornata senza renderci veramente conto di quello che abbiamo effettivamente fatto e di quanto ciò che abbiamo compiuto abbia di fatto influito sulla nostra vita personale ed emozionale e in che modo.

Nella gestione della giornata dove sembriamo dei robot che fanno tutti i giorni le stesse cose, colazione, lavoro, scuola, riunioni, cena, dormire… tutto con il nostro fedele telefonino che ci guida (…o meglio Google ci guida ?) in questo percorso giornaliero tra e-mail, chat, app… tra on-line e off-line…

Anche quando siamo sui mezzi pubblici o in coda o seduti dal dottore, brevi momenti in cui potremmo riflettere su quello che facciamo e che siamo, sulla nostra vita, dedicando quindi del tempo a noi stessi… qual è la prima cosa che facciamo?

Prendiamo lo smarthphone per vedere, su Facebook o Instagram, quello che gli altri fanno e pensano perché la curiosità ci porta a preferire quello che accade “intorno a noi”, piuttosto che quello che succede “dentro di noi”.

Ma questo accadere è un “intorno a noi, virtuale” e non reale, dove la maggior parte dei cosiddetti “amici” a cui siamo collegati, in realtà, sono semplici conoscenti, ignari di ciò che noi siamo veramente.

Tu dove sei? Tu chi sei?

Ebbene in questo agire, dove tutto viene condiviso (foto, video, pensieri – spesso senza senso- opinioni) senza fermarsi a pensare veramente alle conseguenze delle nostre azioni, noi, di fatto, dove siamo?

Dov’è il nostro “essere”? … Tu dove sei?

Tu chi sei?

Nel percorso della tua vita ti sei mai trovato nella condizione di dover necessariamente fermarti a pensare perché tutto andava al contrario di come desideravi o perché la situazione che stavi vivendo ti stava così stretta da mancarti il respiro?

Istanti in cui, per cercare di riorganizzare il tuo “essere” e non solo il tuo “agire”, ti sei reso conto della necessità di estraniarti dalla “velocità”, dal “virtuale” per trovare quella concentrazione necessaria alla ricerca di quel “qualcosa” che ti permetta di cambiare?

Non lasciatevi vivere, ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro!” (San Giovanni Paolo II)

Preziosa esortazione che ci dice di non vivere il nostro tempo nel condizionamento di ciò che è materialità, superficialità ma di prendere in mano la nostra vita nel rispetto dei veri valori e della profonda spiritualità.

Della ricerca di se stessi e del senso profondo della vita che ci aiuti a vivere consapevolmente il nostro presente per il nostro futuro … perché “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” (Socrate[1]).

Ma mettersi nella posizione di “ascolto di sé” e di “ricerca di sé” non è cosa facile.

In che modo possiamo lavorare su noi stessi, raggiungere la consapevolezza del nostro essere, della nostra vita, in linea con i giusti valori e desideri?

Tu conosci te stesso? Sei capace all’ascolto?

Adattarsi al “cambiamento”

Il cammino per raggiungere una consapevolezza di sé, per capire se stessi e cercare di riconoscere quello che siamo e che dobbiamo fare per vivere nel modo migliore, ha origini antiche …

Già il mondo greco si era posto questa domanda: infatti Socrate fece sua la frase scritta sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, “γνῶθι σαυτόν” (gnōthi seautón), “Conosci te stesso”, ponendola a fondamento del pensiero di ricerca del sé del mondo filosofico greco e latino.

L’esortazione di Socrate era di ritrovare dentro te stesso non l’apparenza ma la verità, ciò che ti permetta di raggiungere una consapevolezza di te vera e profonda, che ti spinga a quel cammino di cambiamento che stai cercando da tempo ma che, per timore, insicurezza e sfiducia, non sei stato ancora in grado di iniziare a percorrere.

Uscire dalla routine (la cosiddetta “zona di comfort”) ci spaventa perché crediamo di non essere capaci di controllare ciò che ci può accadere se entriamo in una zona a noi sconosciuta.

Ciò genera uno stato emotivo di stress la cui reazione dipende da noi stessi, dalla nostra capacità di apprendimento e di adattamento al cambiamento.

Nel momento in cui il cambiamento improvviso, ma anche progettato, è visto come stimolo per essere propositivi e volti a “sentire” veramente quello che viviamo e sperimentiamo nella nostra vita, sarà uno “stress positivo”.

Se invece gestiamo l’improvviso cambiamento come qualcosa di estremamente negativo che non siamo in grado di gestire, lo stress generato può essere troppo intenso per riuscire ad affrontarlo e, prolungandosi nel tempo, diventa cronico, si parla così di “stress negativo”.

La differenza tra le due tipologie di stress sta nella capacità di comunicare con noi stessi, nel modo in cui percepiamo questa comunicazione, interpretiamo gli eventi e gestiamo le emozioni.

Perché questo ci permette di determinare come essere e agire nella relazione con l’altro e nella costruzione del nostro cambiamento.

Come esercitare la consapevolezza di sé?

È importante non fermarsi al primo ostacolo che incontriamo ma affrontiamolo, senza però avere fretta di farlo, meditando bene su come superarlo per rimanere in equilibrio.

È essenziale non avere paura di chiedere aiuto quando ci rendiamo conto che da soli non siamo in grado di gestire la situazione di gravosa difficoltà, di crisi esistenziale, perché avere il coraggio di chiedere aiuto vuol dire percorrere già un pezzetto di strada nella direzione giusta.

L’obiettivo, anche nelle difficoltà e negli imprevisti, è cercare di vedere comunque il positivo in ogni cosa, perché questo ci permette di affrontare meglio i cambiamenti e le relazioni con gli altri.

Infatti, in uno stato di stress negativo ci focalizziamo su questa dimensione apatica, annoiata, priva di senso dell’essere e dell’agire che comporta un’alterazione del nostro comportamento, delle relazioni lavorative e affettive.

E un impoverimento della stessa capacità creativa e proattiva all’interno della nostra vita professionale e personale.

Certamente in questo contesto emotivo l’uso “maniacale” del dispositivo elettronico ci porta a peggiorare questo stato d’animo, chiudendoci ancora di più nel nostro mondo.

Un mondo che acquisisce una dimensione sempre più virtuale, comoda, in cui pensiamo di essere protetti e dove possiamo esprimerci senza pregiudizi, a discapito della dimensione reale.

Il telefonino diventa la nostra “dipendenza digitale” che va ad influire sulla nostra capacità di concentrazione, su quello che facciamo, sul mantenimento di un idoneo equilibrio.

Per questo diventa fondamentale, non solo nella realtà professionale delle aziende ma anche nella realtà educativa, per imprenditori, adulti, genitori, educatori, imparare a fare un profondo lavoro di introspezione su se stessi per essere in grado di comprendere esigenze, capacità e talento di coloro che si trovano di fronte.

Che siano i propri dipendenti, in ambito aziendale, o i propri figli o alunni, in ambito educativo, per riconoscere che all’interno di un gruppo (team di lavoro, classe scolastica) ci sono individui con il proprio modo di essere e agire.

Diventa dunque importante sia nel mondo professionale che educativo avere una piena consapevolezza di sé, essere spinti a condividere il proprio modo di vivere secondo un linguaggio comunicativo “positivo” e “ottimista”, volto ad una sincera e aperta relazione con l’altro.

Questo aiuta certamente a realizzare, in entrambi i casi, insegnamenti e metodi di apprendimento non fini a se stessi ma in funzione della propria vita: chi sono, cosa sono in grado di fare, quali valori e conoscenze sono capace di trasmettere e condividere, il tutto messo in pratica con semplicità ed umiltà.

Metodi di apprendimento e pratiche positive

Sperimentare e praticare nuovi metodi di apprendimento che vadano a coinvolgere sia la mente che il cuore, la razionalità e le emozioni, ci aiutano decisamente ad affrontare il cambiamento, a stimolare le nostre capacità e aree della mente ancora inesplorate.

Questo ci permette, attraverso la combinazione tra immagini, parole e colori, di esprimere la nostra creatività e di darci l’input per organizzare in maniera schematica, efficace, emozionale e intuitiva il nostro lavoro, la nostra vita privata e anche lo stesso percorso di ricerca del sé.

Questo strumento è rappresentato dalle cosiddette “mappe mentali” ( sei curioso… entra in “The Mind Mapping Lady”) che ci consentono di pensare e pianificare la nostra vita  come la giornata di lavoro, un progetto personale o professionale, un viaggio, o anche solo per migliorare il nostro “pensiero creativo”.

Potenziando e stimolando i nostri processi mentali, quindi memoria, analisi, apprendimento, concentrazione, organizzazione, pianificazione e comunicazione.

Ebbene imparate a dare importanza a voi stessi, date sfogo alle vostre emozioni, condividete con i vostri veri amici e la vostra famiglia quello che siete veramente per far conoscere la vostra vera identità.

[1]Filosofo greco (470 a.C.- 399 a.C.)